Sabato 23 giugno, nell’ambito della manifestazione “Vivere Bio”, sono state inaugurate nei locali delle ex scuole elementari di Stia le “Officine Capodarno”, un progetto voluto dall’Amministrazione Comunale con lo scopo di favorire l’imprenditoria giovanile legata all’innovazione e a progetti di sostenibilità ambientale. Il tutto ha sullo sfondo l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’abbandono delle zone rurali e montane, che nel concreto ha portato dal 2014 – anno dell’istituzione del Comune di Pratovecchio Stia – ad oggi ad un calo demografico di circa 400 unità nel territorio comunale. È questo il primo risultato concreto, in Casentino, della strategia governativa per le Aree Interne, della quale si è molto parlato in questi ultimi anni; i fondi derivanti da tale progetto si sommano agli impegni finanziari del Comune e di tanti altri soggetti pubblici e privati, per garantire la nascita e la continuità di questa iniziativa.
Anche per questo erano presenti al vernissage l’On. Riccardo Nencini, due assessori regionali – Vittorio Bugli e Vincenzo Ceccarelli, la vicepresidente della Provincia di Arezzo Eleonora Ducci, più vari Sindaci e amministratori del Casentino, esponenti delle categorie economiche, del mondo universitario e di istituti di ricerca. “Vedere così tante persone all’inaugurazione delle Officine Capodarno ci ha ricompensato del tanto lavoro e delle tante preoccupazioni che hanno accompagnato la fase iniziale di questo progetto”, ha detto Nicolò Caleri che ha presentato evoluzione e obiettivi di Officine Capodarno, definite “un punto di partenza, e non certo di arrivo, per tutta la nostra comunità e per l’intero Casentino. Era opportuno recuperare uno stabile che ha segnato la storia del nostro paese senza modificarne la struttura e la destinazione formativa”. Fatti i doverosi ringraziamenti ai tanti che hanno reso possibile giungere alla inaugurazione, Caleri ha sottolineato come “Per il finanziamento ottenuto dal MIUR nell’ambito del progetto Aree Interne, un ringraziamento particolare va a Massimiliano Mugnaini, Alfredo Bresciani e Daniela Nocentini, nonché a tutto il gruppo che ha seguito il progetto: è stato un lungo percorso ma da oggi possiamo dire che ha cominciato a trasformarsi in realtà”. Ma quale sarà il futuro di Officine Capodarno? Caleri, a cui ha fatto poi eco Vincenzo Ceccarelli, ha confermato che la gestione della struttura sarà messa a bando specificandone gli obiettivi, e che al conseguimento di questi la corresponsione di fondi diventerà strutturale, quindi un aiuto cospicuo perché questo progetto possa mettere le ali. E magari riuscire a concretizzare anche il secondo step dello stesso progetto: l’altro immobile che ospiterà le Officine Capodarno è una struttura presso la stazione di Pratovecchio Stia, che oggi necessita di un robusto restauro. “C’è già – ha concluso Caleri – un accordo tra l’Amministrazione e LFI per l’assegnazione al Comune. Qui l’Amministrazione intende spostare la Scuola del Ferro Battuto e creare successivamente una più articolata Scuola di Arti e Mestieri che dia risposte a tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla lavorazione delle materie prime del territorio (legno, pietra, ferro) in collaborazione con scuole e associazioni di categoria”.