E’ stata una giornata all’insegna del confronto, dello scambio di approcci e di metodi di lavoro quella trascorsa martedì all’Ecomuseo della Castagna di Raggiolo in occasione della visita di 25 studenti provenienti da 18 diversi paesi del globo, che partecipano al primo master al mondo dedicato ai siti patrimonio agricolo dell’umanità della Fao. Nel programma del master infatti è stato inserito anche l’Ecomuseo del Casentino e in particolare il progetto delle “Mappe di comunità”, che proprio come emerso dal seminario, può rappresentate un utilissimo aiuto nei processi di riconoscimento del patrimonio e di innesco del processo. Tra le iniziative presentate a Raggiolo, anche l’utilizzo della “Mappa” in percorsi partecipati di progettazione di aree gioco per bambini da parte dell’università di architettura di Firenze, in particolare del corso di laurea in design. Il progetto che sarà presentato a breve, rappresenta una sperimentazione di particolare interesse in grado di coniugare saperi tradizionali e innovazione. Le attività del seminario si sono chiuse con la visita al paese e ai vari episodi architettonici nei quali si articola il percorso di visita all’Ecomuseo. Gli studenti del master, dedicato ai sistemi GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems) e supportato da Fao, Regione Toscana, Convention on Biological Diversity, World Bank, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e università di Firenze, saranno chiamati a relazionare l’esperienza vissuta a Raggiolo. Una preziosa occasione di riscontro e di confronto rispetto al lavoro promosso negli anni in Casentino. Il contesto della valle del Teggina si conferma così un esempio eccellente di paesaggio culturale e produttivo. Con questa parole si esprimeva Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nelle sue Relazioni sul governo della Toscana nel 1778: “…Tutta la valle fino a Raggiolo è superbamente coltivata per tutti i monti con grani, fave fagioli; vi sono dei muri che sostengono il terreno a terrazzini e viti basse che fanno ottimo vino e molti frutti e piante, e sopra vi sono tutte superbe selve di castagni ottimamente tenute fino all’ultimo crine che divide il Val d’Arno ove nell’ultimo miglio vi sono i faggi. Tutte queste selve sono bene tenute e concimate col fuoco; il popolo è forte, robusto ed industrioso; gli uomini vanno l’inverno quasi tutti nelle Maremme, vivono parcamente, sono poveri ma non bisognosi ed hanno tutti tante selve da non aver bisogno di nessuno quando le castagne riescono”. Molto oggi si è trasformato rispetto allo scenario descritto dal Granduca ma ne rimangono significativi i segni che necessitano di essere valorizzati e trasmessi attraverso interventi mirati di ripristino e rivitalizzazione. L’aspetto socio-economico, tuttavia, non può non procedere con quello culturale nella messa a punto di strategie di intervento che mettano al centro il tema delle specificità locali. La sinergia tra enti pubblici, associazionismo locale, come l’esempio del significativo lavoro svolto dalla Brigata di Raggiolo, e i dipartimenti universitari può rappresentare di fatto un valido percorso da approfondire e consolidare.